lunedì 3 novembre 2025

L'orologiaio

Tic, 

Tac.

 Tic,

 Tac.


Non tutti lo percepivano il ticchettio proveniente dal vicolo nascosto in fondo alla piazza.
Un battito flebile, stanco,perpetuo, ma in quel paese fatto di case di pietra e viette strette, tutti conoscevano quel vecchio uomo solitario e scontroso che non usciva quasi mai dal suo laboratorio, lo chiamavano solo ‘l'orologiaio’, perché era quello il mestiere che faceva da tutta la vita e prima di lui il padre, il nonno, il bisnonno… da intere generazioni. Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, la nebbia scendeva talmente fitta in quel vicolo lungo e stretto, da non lasciarne intravedere la fine. 
Sembrava che la nebbia si concentrasse tutta lì, tanto da far ottenebrare i sensi di chi vi si addentrava. Entrava nelle ossa, raggiungeva i polmoni e penetrava fino al cuore. La mente si annebbiava e vacillava… e più ci si avvicinava alla piccola bottega più si iniziava a percepire quel flebile ticchettio che persuadeva e richiamava.
Tic,
Tac.
Tic,
Tac…

Il 31 ottobre il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti diventa più sottile e l'orologiaio lo sapeva bene. Aspettava con ansia e desiderio quella notte, bramava la mezzanotte come un bambino desidera i regali la mattina di Natale. L'amore della sua vita, l'unica donna che aveva amato, era morta lo stesso giorno del matrimonio, in modo improvviso, lasciando l'orologiaio solo al mondo, pieno di rabbia, impotenza e dolore. Uno strappo improvviso che non poteva e non voleva ricucire.
Non si rassegnò mai alla perdita dell'adorata moglie, una donna bellissima, di animo candido e generoso, sprofondando così in una agonia e in una solitudine senza tempo. Un dolore senza tempo, il tempo, le ore, i minuti con cui lavorava tutti i giorni… 
Tutto quel tempo a disposizione eppure non poteva farci niente, non serviva a nulla spostare le lancette indietro e ancora indietro per farla tornare.
Ci aveva provato in ogni modo: aveva pregato, chiesto consolazione al prete, si era recato da ciarlatani che gli avevano promesso di evocarla dall'aldilà, aveva bestemmiato e rinnegato Dio. Comprò libri di magia bianca e poi di magia nera; ma non era servito a nulla. La moglie immortalata nel giorno delle nozze in una fotografia ormai sbiadita dagli anni passati lo fissava e lo condannava. 
Successe che qualche anno più tardi, dopo aver letto e consultato altri cento libri e manuali sull'occulto trovò, in mezzo a una pila di volumi, un piccolo libricino con la copertina nera, ne spuntava solo un angolo. Il titolo: Torneranno le anime. 
Lo lesse in una notte, ne imparò a memoria alcuni passaggi. Avrebbe rivisto la moglie.

Aleggiava una leggenda oscura attorno alla figura dell’orologiaio: si diceva che prestasse soldi e che in pegno chiedesse solo un orologio. Nessuno ne discuteva apertamente, ma al bar tra un'ombra di rosso e una grappa che bruciava l'anima, ci si chiedeva a chi sarebbe toccato quell'anno. Perché gli affari non andavano bene a nessuno in quel paese nascosto dalla nebbia, i pochi soldi si spendevano al bar.  
Durante quei giorni nebbiosi, quando anche la speranza si perdeva per strada, capitava sempre che qualcuno si presentasse alla porta del laboratorio in cerca di denaro. E se non si presentava nessuno l'orologiaio girava per le vie e i bar dei paesi limitrofi a cercare qualche vittima.
Al tizio della libreria non andava troppo bene, aveva gli scaffali pieni di romanzi e di libri impolverati.  
Finivano tutti al bar nel tardo pomeriggio e l'orologiaio lo sapeva bene. 
Si avvicinò al libraio: ti offro cinquantamila euro per il tuo orologio. L'uomo rise: vecchio, si dice che tu sia un orologiaio bravissimo, ma a quanto pare si sbagliano, questo orologio non vale niente, l'ho preso in un mercatino per pochi euro.
Ma tu hai l'aria di uno che ha bisogno di cinquantamila euro
A dire il vero me ne servono settantamila… e qui al bar non mi fanno più credito. Sei uscito dal tuo nascondiglio con questa nebbia in cerca di orologi, vecchio?
L'orologiaio passò all'uomo una busta colma di banconote: dovrebbero bastare questi, no? Ti aspetto più tardi da me con settantamila, vieni stasera sul tardi, porta l'orologio.

Pareva che più uno fosse disperato, più sentisse quel dannato tic tac. Quel maledetto ticchettio rimbombava nelle orecchie del librario a ogni passo che muoveva verso quella bottega. Quella stessa sera si presentò alla porta del vecchio bussò lì dove tutti battevano il pugno, dove il legno ormai era consumato. L'uomo si sentì osservare dallo spioncino: Ho portato l'orologio, disse senza attendere una domanda.
Fuori la nebbia e l'oscurità si mischiavano tra loro.
L'orologiaio sospirò, abbassò le luci, accese qualche candela e chiuse gli scuri. Girò la chiave nella porta e lo fece entrare, un suono, che al libraio parve sinistro sinistro, accompagnò quel gesto...
Ora girati verso la porta e chiudi gli occhi- gli ordinò senza nemmeno salutarlo.
E così fece il libraio, ma perché la stanza era semibuia e le candele erano accese? cosa stava accadendo? 
Il vecchio chiuse a chiave e se la mise in tasca.
Il fumo delle candele bruciava gli occhi del libraio… e sembrava che i suoi pensieri rallentassero, come il suo cuore. Girandosi verso la parete, con gli occhi serrati e i pugni chiusi, pensò di non essere mai stato tanto vicino alla morte. Eppure non riusciva a ribellarsi e a scappare da lì. Strinse di più gli occhi e deglutì paura. Cosa stava per succedere?
- È lo Stramonio liberato dalla candela, per quello ti senti così, piccole dosi, non ti preoccupare -
L'orologiaio spostò un piccolo quadro, era la fotografia in bianco e nero della moglie, con i capelli raccolti e l'abito nuziale, gli sorrideva timida. Così gli sembrava.
Dall'interno della cassaforte prese il libretto nero e un mucchio di soldi che posò sopra al banco di lavoro.
Il libraio si trovò di fronte sette mazzette di banconote, i suoi incubi sarebbero finiti pensò.
- In cambio di questo denaro, chiedo il tuo orologio e qualche giorno della tua vita, sennò non se ne fa niente-
Il libraio non capiva, qualche ora per aiutarlo nelle commissioni? Quel vecchio bastardo era pieno di soldi forse avrebbe potuto rubare i soldi e spingerlo a terra. Ma si sentiva così stanco e stordito…
Il libraio posò le mani sopra alle banconote ma il vecchio gli afferrò i polsi con le sue dita nodose e fredde.
- Non così in fretta, prima dobbiamo definire quanti giorni mi darai - .
L'orologiaio consultò il libricino, annotò qualche numero, scrisse qualcosa su un foglio ingiallito quindi sentenziò: settantamila fanno dieci anni. È un buon affare, siamo al 31 ottobre, siamo agli sgoccioli.
- Agli sgoccioli per cosa? Dieci anni? Devi essere impazzito - gli rispose tentando di sganciarsi dalla presa gelida. La testa gli girava, credette di essere sul punto di svenire.
- Dieci anni non sono che un sospiro, sono appena un sorriso, poco più di uno sguardo- gridò stringendo ancora più forte le mani al libraio.
-L'uomo le ritrasse, sei solo un vecchio pazzo voglio andarmene da qui-
L'orologiaio sfilò dal polso l'orologio e con un piccolo ago punse il dito dell'uomo ormai privo di sensi.
Aprì la cassa dell'orologio e girò una minuscola ruota per dieci volte, poi lasciò cadere una goccia di sangue tra gli ingranaggi. Chiuse l'orologio, girò la corona per sistemare le lancette e ascoltò il ticchettio.
L'aria si congelò nello stesso istante in cui l'orologio ripartì, il libraio sentì il cuore stringersi e la gola chiudersi… dovette aggrapparsi al bancone dell'orologiaio per non cadere a terra.
- Cosa mi hai fatto maledetto?-
- Abbiamo fatto un accordo, i soldi in cambio di dieci anni anni della tua vita. Siamo contenti entrambi, no?- 
L'orologiaio richiuse il libretto e l’orologio nella cassaforte. Il quadro con la foto della moglie la celava perfettamente.
Tic tac, Tic, Tac.
- Lo senti lo scorrere della tua vita? -
L'uomo si accasciò per terra, con gli occhi sbarrati e i soldi tra le mani.
Lo sentiva, sentiva quel dannato ticchettio battergli dentro alla testa. 
- Ti restituisco i soldi, ma fa smettere questo rumore infernale, ridammi i miei anni -
- Fuori di qui, è tardi ormai-
Lo cacciò fuori e la nebbia inghiottì il libraio.

Era quella la notte in cui l'orologiaio riusciva a barattare qualche anno di vita mortale con qualche attimo di vita di quell'altro mondo per rivedere la sua adorata moglie. Anche quell'anno era riuscito a racimolare qualche istante per poter stare con lei. Le istruzioni del libretto nero ormai le conosceva a memoria: doveva bruciare sulla fiamma della candela, che emanava essenza di artemisia, un pezzo di velo nuziale della moglie, ormai ne era rimasto ben poco. Il velo bruciò in un istante il fumo delle candele si intrecciò con esso e con l'essenza dei dieci anni rubati che furono liberati aprendo l'orologio. Mancavano pochi minuti a mezzanotte ormai.
Un anno valeva pochi secondi, ma anche un istante avrebbe placato la sofferenza di quel vecchio.

Come se prendesse vita dalla foto, la sposa si manifestò di fronte a lui e gli sorrise.
Ma non la poteva toccare, né lei poteva parlare.
- Ho comprato dieci anni quest'anno, per vederci un poco di più-
La sposa sorrise ancora, dolcemente.
L'orologiaio cercò di accarezzarle il volto, ma sfiorò l'aria e l'immagine della donna sembrò rarefarsi
- Ho un po’ di acciacchi, ma tutto sommato va bene, solo che mi manchi, mi manchi sempre, ogni giorno, resta con me, portami con te-
La sposa si portò le mani al cuore.
- Vorrei raggiungerti lì dove sei, ma se poi non ti trovo…-
La sposa sorrise ancora.
- Non ho più molti soldi, non so quanto potrò andare avanti, quello di oggi era disperato e mi è andata bene-
La moglie scosse la testa, sembrava mostrasse un'espressione di dolore e questo lacerò il cuore dell'orologiaio.
- Perché non approvi? Non ti lascio andare. Non puoi lasciarmi. Non possiamo dimenticarci -
Poi la sposa iniziò a svanire, il vecchio tentò di abbracciarla, ma si ritrovò tra le mani solo il fumo della candele. Cercò gli occhi di lei un ultimo istante. 
Tic, Tac
Tic, Tac.

martedì 28 ottobre 2025

🎃 3 Libri spaventosi (o quasi) da leggere durante la settimana di Halloween...

🎃 3 Libri spaventosi (o quasi) da leggere durante la settimana di Halloween...
L'ultimo è il mio preferito, è una raccolta di poesie pubblicate tra il 1914 e Il 1915, ma, secondo me, "romantica", moderna e assolutamente in tema Halloween 👻
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👻Teddy 
Mallory inizia a lavorare come babysitter presso una famglia benestante, scoprirà che Teddy, un bambino di 5 anni, ha un' amica immaginaria, Anya, che gli dice cosa disegnare:
immagini inquietanti e macabre.
Disegni che suggeriscono una verità
 nascosta e un oscuro segreto che solo
Mallory dovrà scoprire prima che sia troppo tardi...  
👻La casa sull'albero 
Henrik e Nora decidono di andare a vivere nella vecchia baita di famiglia con il figlioletto. Una casetta incantevole
in mezzo alla foresta, dove è difficile incontrare
anima viva. Qualcuno però li sta spiando.
Nei dintorni viene ritrovato lo scheletro
di un bambino e subito dopo il figlio
scompare... Una vecchia casa sull'albero
in mezzo al bosco resiste allo scorrere del 
tempo, tra la nebbia e il vento gelido...
👻Antologia di Spoon River 
Una raccolta di poesie, in forma di epitaffio,
in cui i defunti del cimitero di una piccola città immaginaria americana raccontano la storia
delle loro vite. Le 244 poesie svelano
i segreti, i rancori, le passioni e
i sogni perduti dei protagonisti sepolti
nel camposanto situato sulla collina
di Spoon River...


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mercoledì 22 ottobre 2025

🐰Se da un cilindro potevano uscire...

🐰"Se da un cilindro potevano uscire
un mazzo di fiori colorati 
o un grosso coniglio bianco,
allora per qualche istante, 
tutto sarebbero stato
davvero possibile..."💫
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🌱Erbe Matte 

🎩Il romanzo racconta le vicissitudini di un circo, un po' decadente, ma figo dentro.
Il circo, forse, ricorda un po' la metafora della vita.
Dove tutto luccica, ma magari dentro c'è una crepa. Ma dove, nonostante tutto, i momenti difficili, gli amori sbagliati... l'erba matta rinasce sempre.
Dove tutto è possibile: quando la magia si mescola col profano, come il latte col caffè.
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🍂
Il Circo Lumen e un piccolo circo di provincia senza effetti speciali e con molti debiti. Il suo Direttore, un uomo d'altri tempi col cilindro in testa e molti tatuaggi, tenterà di risollevarne le sorti a modo suo finendo pero per scontrarsi con gente pericolosa e disposta a tutto pur di vederlo rovinare. Toccherà alla sua famiglia, ai suoi circensi, cercare di mettere in salvo il Circo. Non sarà un'impresa semplice tra vendette antiche, amori sospesi e gesta funamboliche. La vita e un circo e al Circo Lumen tutto e possibile... o quasi.

mercoledì 15 ottobre 2025

Scrivere un racconto partendo da una immagine.Pensa a un

💐Scrivere un racconto partendo da una immagine.
Pensa a un mazzo di fiori gettato in un bidone, per strada, davanti a una Caffetteria.
Quale storia ci può essere dietro?
Chi sono i protagonisti?
Chi è il narratore:
chi li ha gettati o chi li ha regalati?
Magari il punto di vista è quello di un passante o di un narratore esterno.
Perchè quel mazzo di fiori è stato buttato?
Le sfumature sono infinite.


Da una semplice immagine può nascere, dal nulla, un racconto.
Ambientato ai giorni nostri, nel passato o nel futuro, perché no.
Ci si può soffermare anche sul Dove. In quale città o in quale strada. Reale o meno, inventata o esistente.
Può essere scritto in tono drammatico, romantico, ma anche ironico erotico, distopico. 
Ci si può basare anche sui ricordi 
(Ok... L'ho fatto, ma questa è un'altra storia😄)
Le possibilità sono pressoché infinite. 
A ognuno il suo.
A me come prima domanda verrebbe da rispondere: Perchè?? Cosa è successo?
E poi: chi sono i protagonisti...? 
A te cosa ispira l'immagine di un bouquet di fiori gettato in un bidone davanti a un Caffè?

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giovedì 9 ottobre 2025

🍁🍂Non vi erano dubbi che l'Autunno fosse arrivato

🍁🌰🍂
Non vi erano dubbi che l'Autunno fosse arrivato,.le foglie ricoprivano i marciapiedi e li coloravano di ruggine. Il vinaio da dieci giorni imbottigliava fiaschi di vino rosso, e santa volta, prima di metterci il tappo, ne assaggiava un goccio e si puliva la bocca sulla camicia a quadri, Ringraziando il Signore che quel vino sapesse di buono e di bosco. La moglie del vinaio usciva di casa con una bottiglia di vino rosso in mano, arrotolandosi al collo un lungo foulard ocra, dirigendosi verso la chiesadel paese, stando ben attenta a non scivolare sulle foglie umide.
l prete benediva la bottiglia di vino per poi riporla nella credenza della sacrestia: un po' per il Signore e un po' per me, diceva tenendo un bicchiere mezzo pieno in mano. 
I ragazzini con le tasche piene di castagne entravano di nascosto in sacrestia per bere un sorso di quel vino rosso che sapeva di bosco.
-Un po' per il Signore, un po' per il prete e un po' 
a noi-. Non c'era dubbio che l'Autunno fosse arrivato, l'aria del paese profumava di bosco.
🍄🍂🍷

mercoledì 22 gennaio 2025

🚂Gennaio e i buoni propositi...

🌟Il capotreno si sistemò il cappello, si schiarì la voce e si rivolse ai passeggeri della carrozza 24: ''Siamo quasi arrivati a Gennaio, mancano circa 40 minuti a destinazione''.
C'era sempre qualcuno che si addormentava durante il viaggio, altri invece sembravano friggere sui sedili. Qualche passeggero fissava il vuoto con la penna in mano o guardava fuori dal finestrino in cerca di ispirazione. Qualcuno si aspettava grandi cambiamenti, altri non si aspettavano più nulla. Il capotreno doveva parlare con un tono di voce forte e chiaro per avvisare tutti: sembrava che i viaggiatori provenissero dalla Luna tanto apparivano increduli di essere già arrivati a Gennaio. Senza esserne troppo coinvolto, come se stesse recitando una antica e vuota litania, continuò: "Ricordo a chi avesse scritto i buoni propositi di firmare il foglio sopra alle linee tratteggiate in fondo alla pagina, di inserirlo nell'apposita busta e di imbucarlo nelle cassette che troverete vicino all'uscita. Altre cassette le troverete anche fuori dalla stazione e in caso di ripensamenti o dimenticanze potrete spedire le buste anche nei prossimi giorni, o fino a quando ne sentirete il bisogno. Le cassette disponibili però, da domani, saranno solo quelle esterne alla stazione, non si può tornare indietro.
Il numero aggiornato è di circa 115, non più 200, le mancanti sono state vandalizzate. Nel muro esterno della stazione troverete uno schermo dove sono mappate le cassette rimanenti. Ricordo anche che: non è obbligatorio scrivere i buoni propositi, non è obbligatorio imbucarli e non è obbligatorio mantenere fede alle parole che avete scritto. La nostra compagnia ferroviaria mette solo a disposizione le penne, i fogli e le buste che avete trovato sul sedile del posto prenotato precedentemente. Ogni foglio e ogni busta, noterete, riportano infatti lo stesso numero del vostro sedile. Ricordo inoltre che la nostra compagnia ferroviaria non è responsabile dei vostri mancati buoni propositi. Ci sono domande?"

"Eventualmente posso inviare i miei buoni propositi via mail?''
''No, la nostra compagnia ferroviaria, non ha ancora il servizio di posta elettronica attivo. Crediamo infatti che scrivere a mano permetta di riflettere a fondo sulle scelte da prendere e sui cosiddetti buoni propositi".
Il capotreno sottolineò ''buoni propositi'' esasperandolo con il gesto delle virgolette, piegando in contemporanea l'indice e il medio della mano sinistra. Sembrava non crederci più molto a quella favoletta che si ripeteva ogni volta, ad ogni viaggio.
"Fino a quando si possono spedire?''
''Non c'è un termine assoluto, statisticamente le ultime buste vengono raccolte verso la fine del mese, ma le cassette esterne alla stazione sono sempre disponibili''
''Potrei avere un altro foglio?''
''Sì, le chiedo di scrivere in alto a destra il numero del suo posto, lo stesso che ha trovato nel primo foglio, e di firmarlo sulle linee tratteggiate''.
Il capotreno porgendogli il secondo foglio notò sulla pagina poggiata sul tavolino numerose parole cancellate con una riga tracciata sopra e molte frasi ritrattate e nascoste da scarabocchi blu; una frase su tutte catturò la sua attenzione: 
Suicidio? veleno, lametta, mi impicco. 
Il termine lametta non era cancellato, non era stata scartata quella ipotesi? 
Cosa diceva il manuale in quei casi? Segnalare il soggetto al centro antisuicidio.
Ma che diritto aveva la compagnia ferroviaria di intralciare i buoni propositi dei passeggeri? Spesso erano solo pensieri transitori, in quel periodo poi le persone erano sopraffatte dalla vita e dai brutti pensieri.
Il capotreno come da manuale segnò sul taccuino il numero di prenotazione dell'uomo e proseguì: ci sono altre domande?"
''Posso scrivere io i buoni propositi al posto di un'altra persona?''
''Non funziona così, ma può scriverli sottoforma di una sua intenzione, intercessione''
Un uomo seduto poco distante intervenne: ma non può pensare ai suoi buoni propositi? Li ha già portati a termine i suoi?''
Qualcuno rise, molti annuirono.
Scese il silenzio, era arrivato il momento di concludere, di rileggere, di firmare e di chiudere la busta.

Arrivati a destinazione le buste di chi aveva scritto i buoni propositi erano praticamente tutte chiuse. Una buona parte dei viaggiatori però non aveva annotato nulla, accadeva sempre, a molti non interessava modificare lo stato delle cose, non desiderava nessun cambiamento, non ci pensava o gli andava bene così. 
Qualcuno iniziò a scendere, qualcun altro spingeva per passare davanti a tutti, altri rimanevano semplicemente seduti al loro posto procrastinando ancora un poco, non c'era motivo di avere fretta. Per chi? Per cosa?
Qualcuno arrivava a destinazione stanco per il viaggio che sembrava non arrivare mai da nessuna parte, altri invece erano pieni di aspettative e non vedevano l'ora di riprendersi la vita. Tutti si portavano appresso bagagli e carichi più o meno ingombranti. Altri, pochi per la verità, viaggiavano leggeri.
I passeggeri si ritrovarono nel grande atrio della stazione di Gennaio. Qualcuno prima di imbucare la busta la fissava per qualche istante, altri la inserivano nella cassetta senza pensarci troppo, qualcun altro se la tenne in tasca.
''Dicono che sarà sereno, dicono che si potrà stare tranquilli, almeno per un po''' disse una donna con un bambino in braccio e un grosso zaino sulle spalle, prima di imbucare la busta nella cassetta.
''Giuro a me stesso che sarà diverso. Sì, lo dico ogni volta che sarà migliore e poi finisce sempre uguale...'' mormorò un uomo di circa quarant'anni stringendo la busta tra le mani.
''Non sembra male, si respira già un'aria diversa. Sento che  è la volta buona, mi iscriverò in palestra, mangerò sano e diventerò una persona migliore, mi sento già una persona diversa, migliore''.
''Mi sposerò, ne abbiamo parlato, sembrava convinto, sennò mi faccio mettere incinta, non se ne andrà più, deve capire che è la cosa giusta da fare se siamo arrivati fino a qui insieme'' pensò una giovane donna fissando l'uomo accanto a sé che non aveva scritto nessun buon proposito.
''Cambierò lavoro, andrò lontano, non vivrò più la vita che vogliono gli altri, metterò me stesso al primo posto'' confidò un ragazzo all'amica che distratta digitava un messaggio.

''Ogni dannata volta devo sentire la stessa storia, gli stessi discorsi, li tenessero per sé almeno...'' commentò un signore in attesa di uscire.
Il capotreno controllò che tutti i passeggeri fossero scesi, si tolse il cappello e allentò la cravatta.
''Come è andata?'' gli chiese un collega.
''Come doveva andare, come sempre, c'è chi arriva stremato, chi è tranquillo, chi ha grandi aspettative, a qualcuno invece non gliene frega niente...''
"Andiamo a farci un giro a Gennaio?"
"Andiamo a vedere com'è, anche questa volta..."