Le bugie dei bravi ragazzi
è il mio secondo romanzo, autopubblicato perché le case editrici non mi
rispondono mai quando glielo invio, nemmeno per cortesia, nemmeno per
sbaglio o con una risposta in automatico. Neanche se gli spedisco la
versione cartacea con la letterina di presentazione. Zero proprio, il
nulla assoluto, il vuoto cosmico. Le uniche che mi rispondono vogliono soldi in cambio della pubblicazione,
ma mica cento - duecento euro, tipo busta per il matrimonio, ci si
aggira sui mille, duemila euro, i più spudorati ne chiedono pure di
più. A onor del vero oltre al vil denaro mi
è stata chiesta pure l'età, ma sono troppo vecchia per poter passare
per una teenager complessata e problematica. Il mercato, spietato, vuole questo adesso. E io non sono nessuno per poter essere solo me stessa.
Certo,
è vero che tutti devono mangiare, come la sottoscritta (e nel mio caso
pure bere spritz all'aperol per dimenticare)
, ma per ora scelgo di essere indie, di non piegarmi ancora una volta a chi ha il presunto potere decisionale.
, ma per ora scelgo di essere indie, di non piegarmi ancora una volta a chi ha il presunto potere decisionale.
Come precaria doc e di lungo corso (come Sole, per chi già avesse letto Le bugie) sono stanca di dover subire le perfide scelte contrattuali dei superiori.
Stage non retribuito:
- Ma mi devo pagare pure il biglietto del tram per venire a lavorare gratis?
- Eh certo, non è previsto il rimborso spese e portati pure il computer da casa se ce l'hai, che si fa prima.
Contratto a chiamata:
- Non fate pause, non ammalatevi, non fumate. Potrà capitare che vi chiameremo per venire a lavorare di sera, verso le 23 -
Non si trattava di meretricio o di una missione cruciale a Raqqa contro Daesh, ma di recarsi in un contact
center (versione edulcorata, evoluta di call center) per rispondere
alle centinaia di telefonate ricevute durante lo spot di una pentola
prodigiosa. Alle 11 di sera c'è tanta gente che telefona per comprare
una pentola magica, un materasso, una macchinetta del caffè.
Contratto a tempo determinato:
Si
deve impare un mestiere nuovo in poche ore, cercare di non andare a
fare la pipì a metà mattina per non dare l'impressione di essere dei
fancazzisti (quindi praticare la disidratazione dalla sera prima) e, attività estremamente difficoltosa per me, memorizzare i nomi dei colleghi e dei responsabili. Associare facce sconosciute fino a quel momento a nomi; ma com'è possibile? Esiste una tecnica mnemonica? Non sono brava con i nomi, se non è indispensabile tendo a dissociare momentaneamente la mente nel momento delle presentazioni.
Fatto ancora più traumatico per me è raggiungere fisicamente il luogo di lavoro il primo giorno, specie se in macchina; farei prima ad andarci in taxi visto la benzina che consumo sbagliando strada ripetutamente e considerato quanto tempo resto a consultare l'oracolo (Google maps) nei giorni precedenti, senza riuscire a visualizzare nella mente la corretta via.
Fatto ancora più traumatico per me è raggiungere fisicamente il luogo di lavoro il primo giorno, specie se in macchina; farei prima ad andarci in taxi visto la benzina che consumo sbagliando strada ripetutamente e considerato quanto tempo resto a consultare l'oracolo (Google maps) nei giorni precedenti, senza riuscire a visualizzare nella mente la corretta via.
Quindi,
visto che il romanzo piace (grazie ancora per le foto e le
dimostrazioni d'affetto, non ci credo ancora...), considerato che almeno
in questo ambito posso decidere di non sottostare ai caporali dell'editoria... ho scelto di essere indipendente, fino ad un contratto milionario, ovvio!
Barbara
Barbara
Le bugie con lo spritz, connubio consigliato. Luglio 2016 |
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