Le ciliegie le adoro perché mi ricordano le estati di quando giocavo giù in piazza fino alle 8 di sera con un sacco di amici, fino a quando le mamme ci chiamavano dai balconi perché era pronta la cena.
Mi ricordano i gelati a metà pomeriggio comprati con poche lire in tasca, quelle giuste per il gelato. 200 lire, 500 lire. Le mani appiccicose, le corse velocissime in bici, l'asfalto che bruciava sulle ginocchia sempre sbucciate.
Avevamo magliette bruttissime e non ci badavo, quasi.
Ricordo che si restava nascosti dietro le macchine e che a nascondino si contava fino a 100, ma spesso si barava.
Si suonavano i campanelli per parlare al citofono con gli amici. O si suonavano i campanelli e poi si scappava e basta.
Quelle estati là erano infinite.
E alla sera mangiavo le ciliegie.
E sputavo i noccioli, "gli ossi", dalla terrazza
Barbara
Mi ricordano i gelati a metà pomeriggio comprati con poche lire in tasca, quelle giuste per il gelato. 200 lire, 500 lire. Le mani appiccicose, le corse velocissime in bici, l'asfalto che bruciava sulle ginocchia sempre sbucciate.
Avevamo magliette bruttissime e non ci badavo, quasi.
Ricordo che si restava nascosti dietro le macchine e che a nascondino si contava fino a 100, ma spesso si barava.
Si suonavano i campanelli per parlare al citofono con gli amici. O si suonavano i campanelli e poi si scappava e basta.
Quelle estati là erano infinite.
E alla sera mangiavo le ciliegie.
E sputavo i noccioli, "gli ossi", dalla terrazza
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