martedì 12 settembre 2017

Paranoie in volo: e se il vicino di posto....

Allacciata la cintura, pronta al decollo e nel terzo sedile, quello vicino al finestrino ancora non si è seduto nessuno. Mancava relativamente poco alla partenza quindi, forse, non avrei avuto uno sconosciuto vicino a me per le due ore e mezza di volo. Seh.
E' proprio quando si formulano certi pensieri che avviene l'esatto contrario.
Tipo: oggi il prof. non interroga; mi sento che trovo parcheggio; il bus dovrebbe arrivare tra due minuti; magari il ciclo mi viene prima di partire. Seh. Il ciclo ti troverà sempre, ovunque tu decida si andare. Si sincronizzerà con le ferie,
col weekend fuori porta. Quindi già il bagaglio a mano si riempirà per metà con assorbenti medi per il tempo libero, lunghi
per la notte o con le ali, tamponi e tamponcini per il mare, salvaslip che non si sa mai. Pastiglie e mutande varie. Questo però è un argomento che necessiterà di un approfondimento serio.
Tornando al volo quella sera mi sento dire: Scuse me o una roba simile, forse desculpe, ma forse eh. Così lascio passare il mio nuovo vicino di posto.
Vabbè, ci sta che in aereo i posti siano tutti occupati, specie se si tratta di agosto – settembre. 

Ora, sì lo so, premetto: i pregiudizi sono sbagliati. Che poi nel mio specifico caso mi sale pure la paranoia e la mente viaggia.
 
E quindi questo tizio si siede di fianco a me: un ragazzotto, un uomo sui 43 o 45 anni. Moro, carnagione olivastra, messo bene, non magrolino per dire.
Le sue gambe iniziano ad agitarsi, sarà per la tensione. A chi lo dice... Non amo volare nemmeno io. 
Non ha bagaglio a mano. 
Giro appena lo sguardo per esaminare il mio nuovo vicino.
Ed è lì che mi viene un colpo. Sull'avambraccio compare un tatuaggio: una scritta in arabo.
Vabbè è finita. E' pure inutile girargi intorno.
Sgrano gli occhi al massimo e guardo il mio compagno di viaggio che aveva già notato la scritta, scuote la testa del tipo: non è che per forza è un terrorista. Già sapeva cosa stavo pensando.
Messaggio subliminale
L'aereo è in ritardo: le hostess l'avranno notato?? Stanno chiamando l'esercito? Ma proprio io ci dovevo essere seduta vicino a lui?? Fisso un'assistente di volo, ma questa non mi considera proprio.
Devo pensare a una strategia.
L'uomo prende un cellulare dalla tasca, modello vecchio, i famosi Nokia... E fa una chiamata.
Ma non ho capito niente di quello che ha detto, ho provato ad ascoltare ovviamente.
Io fisso il mio compagno di viaggio, lui fissa me sempre per dirmi: ahhh, basta! Cerco di spiegargli il mio piano d'azione sibilando appena o usando la telepatia, naturalmente temendo di venire scoperta dal tizio sospetto.
L'uomo prende un secondo telefono dalla tasca, uno smartphone, fissa la foto del bambino e poi lo spegne.
Sarà stato l'estremo saluto.
Pensa a lui! Volevo esortarlo.
L'ansia sale, nessuno fa niente e io sono pronta a scagliargli addosso il libro che ho in mano.
Dovevo affinare la strategia in effetti.
I motori iniziano a rombare, l'aereo inizia a muoversi sulla pista.
Il sospettato appoggia la testa al sedile che ha di fronte.
L'aereo decolla. Stringo il braccio del mio compagno (quello non sospettato). Chiudo gli occhi.
Lo pseudo terrorista inizia a russare.

Sì ok.... Lo sono.
Io comunque per tutto il viaggio ho fatto meno rumore possibile per non svegliarlo, magari era narcolettico.

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