Si svegliò stanca anche quel giovedì mattina, gli occhi
gonfi, la testa pesante, le gambe che si trascinavano da sole verso la
cucina, per inerzia, per abitudine, un'abitudine che cercava di sopportare, da circa due anni.
Erano le 6.45, di mattina. Alzò la persiana, molto lentamente, aprì la finestra e inspirò aria fresca, aria nuova.
Doveva decidersi a comprare un pigiama nuovo, ormai l'elastico non teneva più e i fiorellini viola su sfondo azzurro erano crepati e sbiaditi.
Doveva decidersi a comprare un pigiama nuovo, ormai l'elastico non teneva più e i fiorellini viola su sfondo azzurro erano crepati e sbiaditi.
Doveva trovare il tempo di depilarsi, non aveva mai avuto dei peli così lunghi sulle gambe. Ad un occhio esperto (di donna) di sicuro non erano sfuggiti sotto le calze color carne. Quei fili neri, scuri, lunghi, quanto? Un centimentro? Forse anche uno e mezzo.
Ne prese uno tra le dita e tentò di strapparlo. Al secondo tentativo ci riuscì.
Avrebbe continuato se la caffettiera non avesse iniziato a sbuffare e a versare a tradimento il caffè sul piano cottura.
Ne prese uno tra le dita e tentò di strapparlo. Al secondo tentativo ci riuscì.
Avrebbe continuato se la caffettiera non avesse iniziato a sbuffare e a versare a tradimento il caffè sul piano cottura.
Le ascelle le aveva abbandonate a se stesse, ormai allo stato brado. Solo durante l'estate si imponeva di depilarle, in teoria una volta alla settimana, in pratica quando serviva davvero. Che vergogna pensò incrociando le braccia fino ad abbracciarsi. Si stiracchiò concedendosi un momento solo suo, provando del fugace piacere.
Doveva comprarsi un paio di pantaloni, quelli blu erano lisi ormai.
Doveva comprarsi un paio di pantaloni, quelli blu erano lisi ormai.
Doveva scongelare qualcosa per la cena, la carne l'avevano mangiata ieri, forse toccava al minestrone, che era rinchiuso nel freezer da mesi e gridava dignità. Di sicuro il marito avrebbe brontolato per la scelta poco sostanziosa tendete al veganesimo.
Doveva comprare i cracker, il pane magari, scongelare le olive ascolane o una salsiccia.
Doveva comprare i cracker, il pane magari, scongelare le olive ascolane o una salsiccia.
Alle 7 meno 4 minuti, estraendo il pesante cassettone di plastica dal freezer fece rumore: la vicina le avrebbe battuto sul muro, come capitava tutte le mattine del resto.
Puntuali arrivarono i due colpi col manico della scopa. Ma la signora era sempre pronta al di là del muro? Non dormiva mai? Non si abbioccava? Non cambiava mai stanza?
Puntuali arrivarono i due colpi col manico della scopa. Ma la signora era sempre pronta al di là del muro? Non dormiva mai? Non si abbioccava? Non cambiava mai stanza?
Doveva fare meno rumore.
Doveva doveva doveva. Ma come poteva?
Fortunata te che hai
il lavoro da tanto, le dicevano gli altri.
Ma gli altri cosa ne sapevano? Cosa gliene importava alle amiche se il marito lo incrociava tra le 20.30 e le
21.30? Tra i piatti, i vestiti da stirare e la doccia poi si
perdevano di vista nell'appartamento di 70 metri quadri.
Cosa gliene importava agli altri se non si comprava delle mutande carine da un anno? Se non si sedeva in terrazza, al sole, a leggere una rivista? O se non riusciva ad andare al cinema?
E le stelle? Da quanti mesi non si fermava a guardare le stelle in cielo? Da quando la sua vita si era ridotta a: lavorare, sistemare casa e dormire?
Cosa gliene importava agli altri se non si comprava delle mutande carine da un anno? Se non si sedeva in terrazza, al sole, a leggere una rivista? O se non riusciva ad andare al cinema?
E le stelle? Da quanti mesi non si fermava a guardare le stelle in cielo? Da quando la sua vita si era ridotta a: lavorare, sistemare casa e dormire?
Occhiaie, capelli spenti, vestiti vecchi e sformati. E la stanchezza che non l'abbandonava mai.
E le provava tutte: bacche di goji, zenzero fresco, zenzero disidratato, caffè al gingseng vitamine a b c d e
f g h i.. forse avrebbe dovuto prendere lettere in prestito da altri alfabeti,
vitamine e radici da altre culture.
Si guardò allo specchio, il mascara allungato con l'acqua era l'unico vezzo che non aveva abbandonato. Prese il burrocacao rosa e girò la rotellina fino alla fine, ma era finito da qualche giorno così tentò di infilarci il dito dentro per recuperarne un velo.Indossò il casco, girò la chiave con attaccato il peluche di una foca senza un occhio e partì con lo scooter, già sfinita.
Non superava le auto, aspettava in fila, così si riposava tra un rosso e l'altro. Tra un coda e l'altra. E percepiva la stanchezza scenderle nelle gambe, gonfiarle i piedi.
Tra 10 ore forse sarebbe tornata a casa.
Indossò la casacca del supermercato, si accomodò sulla sedia un poco sfondata e sfoggiò il suo miglior esausto sorriso plastificato.
Dovevano comunicare cortesia e disponibilità.
Partì la radio, le porte si sbloccarono.
Le rotelle dei carrelli iniziarono a cigolare.
A breve sarebbe arrivato il primo cliente e l'inconfondibile "bip" in cassa.
L'avrebbe salutata? A vederlo così, dall'espressione del viso forse sì.
Fine prima parte
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