Allacciata
la cintura, pronta al decollo e nel terzo sedile, quello vicino al
finestrino ancora non si è seduto nessuno. Mancava relativamente
poco alla partenza quindi, forse, non avrei avuto uno sconosciuto vicino
a me per le due ore e mezza di volo. Seh.
E'
proprio quando si formulano certi pensieri che avviene l'esatto
contrario.
Tipo:
oggi il prof. non interroga; mi sento che trovo parcheggio; il bus
dovrebbe arrivare tra due minuti; magari
il ciclo mi viene prima di partire. Seh. Il ciclo ti troverà sempre,
ovunque tu decida si andare. Si sincronizzerà con le ferie,
col
weekend fuori porta. Quindi già il bagaglio a mano si riempirà per
metà con assorbenti medi per il tempo libero, lunghi
per la notte o con le ali,
tamponi e tamponcini per il mare, salvaslip che non si sa mai.
Pastiglie e mutande varie. Questo però è un argomento che
necessiterà di un approfondimento serio.
Tornando
al volo quella sera mi sento dire: Scuse me o una roba simile, forse
desculpe, ma forse eh. Così lascio passare il mio nuovo vicino di posto.
Vabbè,
ci sta che in aereo i posti siano tutti occupati, specie se si tratta
di agosto – settembre.
Ora,
sì lo so, premetto: i pregiudizi sono sbagliati. Che poi nel mio
specifico caso mi sale pure la paranoia e la mente viaggia.
E
quindi questo tizio si siede di fianco a me: un ragazzotto, un
uomo sui 43 o 45 anni. Moro, carnagione olivastra, messo bene, non
magrolino per dire.
Le
sue gambe iniziano ad agitarsi, sarà per la tensione. A
chi lo dice... Non amo volare nemmeno io.
Non
ha bagaglio a mano.
Giro
appena lo sguardo per esaminare il mio nuovo vicino.
Ed
è lì che mi viene un colpo. Sull'avambraccio compare un tatuaggio:
una scritta in arabo.
Vabbè
è finita. E' pure inutile girargi intorno.
Sgrano gli occhi al massimo e guardo il mio compagno di viaggio che aveva già
notato la scritta, scuote la testa del tipo: non è che per forza è
un terrorista. Già sapeva cosa stavo pensando.
Messaggio subliminale |
Devo
pensare a una strategia.
L'uomo
prende un cellulare dalla tasca, modello vecchio, i famosi Nokia... E fa
una chiamata.
Ma non ho capito niente di quello che ha detto, ho provato ad ascoltare ovviamente.
Io
fisso il mio compagno di viaggio, lui fissa me sempre per dirmi:
ahhh, basta! Cerco di spiegargli il mio piano d'azione sibilando
appena o usando la telepatia, naturalmente temendo di venire scoperta dal tizio sospetto.
L'uomo
prende un secondo telefono dalla tasca, uno smartphone, fissa la foto
del bambino e poi lo spegne.
Sarà stato l'estremo saluto.
Pensa
a lui! Volevo esortarlo.
L'ansia
sale, nessuno fa niente e io sono pronta a scagliargli addosso il
libro che ho in mano.
Dovevo affinare la strategia in effetti.
I
motori iniziano a rombare, l'aereo inizia a muoversi sulla pista.
Il
sospettato appoggia la testa al sedile che ha di fronte.
L'aereo
decolla. Stringo il braccio del mio compagno (quello non sospettato). Chiudo gli occhi.
Lo pseudo terrorista inizia a russare.
Sì
ok.... Lo sono.
Io
comunque per tutto il viaggio ho fatto meno rumore possibile per non
svegliarlo, magari era narcolettico.
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