giovedì 10 novembre 2022

Giornata mondiale dello stagista

 

Giornata mondiale dello stagista

Opportunità, sfruttamento legalizzato o perdita di tempo?

Sono stata anch'io stagista, per due volte.

Il primo stage fu un classicone: stage post laurea, pagata pochissimo, sfruttata e nessuno mi ha insegnato nulla di concreto. La prima volta l'ho subito per via di uno di quei corsi organizzati da quell'ente, da quella agenzia, dall'Eurasia, dall'associazione del Globo Terracqueo per un avvenire lavorativo concreto e remunerativo al massimo livello tra gli imprenditori veneti. Per farla breve sono stata destinata a un ufficio commerciale di un marchio famoso, dove il mega direttore era un figlio di papà e il suo sottoposto era un ragazzo con delle sopracciglia sottilissime ad ala di gabbiano, ma non era quest'ultima cosa la peggiore delle rotture, anche se mi inquietavano. Si chiamava come un cantante degli anni 60. Cercavo di non guardarlo.

Il figlio di papà era tipo Casper, appariva a caso in ufficio e sempre abbigliato da giocatore di tennis con racchetta che spuntava dal borsone. Non so come sono riuscita a vendere qualche centinaia di quelle robe che commerciavano a dei giapponesi... il figlio di cotanto padre vestito da Björn Borg mi ha chiesto se effettivamente fossi stata io. Risposi di sì, mi chiese di portargli un caffè dalla macchinetta. L'assistente con le soppraciglia ad ala di gabbiano fondalmentalmente guardava foto e video zozzi in internet. Una volta mi chiese di andare a pulire il bagno dopo che c'era stato, in fondo ero una donna. Non ci andai, ovviamente, anzi mi ricordo che gli dissi: Ma sai dove puoi andare tu invece?

Guadagnavo meno di tre euro all'ora, mi portavo il pc portatile da casa e nessuno mi ha mai effettivamente spiegato cosa dovessi fare in quelle otto ore. L'incubo è finito dopo tre o quattro mesi, per fortuna.

La seconda volta ci credevo davvero, avevo trovato io l'annuncio online, ero convinta, avrei fatto lo stage in un ufficio stampa, settore moda. Moda. E la tizia mi ha scelta, Un sogno. Seh. Avete presente il Diavolo veste Prada? Ok, no, non ero a New York, non c'erano marchi fighi, non venivo praticamente pagata e non c'erano Chanel da prendere in prestito, nemmeno robe di H&M.

Nessuno mi ha effettivamente insegnato nulla, l'assistente, poverina, tanto gentile e carina era già sul baratro dell'esaurimento nervoso. Cercavo di copiare da lei, di imparare, di capire cosa dovessi fare effettivamente in quelle estenuanti ore d'ufficio dove regnava il caos più assoluto, ma non avveniva nulla di concreto. Anche la tizia dell'ufficio stampa appariva a caso, una volta se ne andò in vacanza e telefonò a sorpresa da una località esotica. Paga... tipo 250 euro al mese, 9 ore al giorno. Mansioni effettive: andare a fare la spesa per la tizia, andare in posta per la tizia e ricevere telefonate a qualsiasi ora della sera per richieste assurde, dopo l'orario lavorativo. Esasperata, la mollai dopo qualche mese, mi diede 210 euro perchè non ero arrivata a fine mese e c'era rimasta male. Mi disse, bontà sua, che se fossi rimasta col tempo avrei potuto avere anch'io uno stipendio normale.

Ecco perché qualche mese dopo quando mi proposero un lavoro precario (dimmerda) per 1000 ricchi euro al mese mi sembrò di entrare nel privè del Billionaire.

Ma questa è un'altra storia.


📸 Instagram: barbara.raymondi

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