martedì 10 gennaio 2023

🎄Storiella Natalizia (dopo Natale)

Storiella Natalizia



«E' Natale!»

«Come? Già? Mancavano quindici giorni ieri!»

«Oggi quattordici, praticamente è Natale»

«Pensavo di aver dormito per quindici giorni, mi hai fatto spaventare» disse aprendo un occhio

«Quattordici giorni in pratica sono dieci, una settimana, una manciata di ore»

«Stai tranquilla, mancano quattordici giorni, possono succedere un sacco di cose in due settimane» disse aprendo anche l'altro occhio.

«Tipo?» le chiese sedendosi sul letto matrimoniale.

«Potrebbero decidere di annullare il Natale»

«Chi?»

«Qualche comitato, non so, i parenti di Gesù Bambino, i servizi sociali per il fatto di aver tenuto un bambino appena nato al freddo e al gelo; o gli animalisti per tutelare il bue e l'asinello costretti a starsene dentro a una stalla»

«Non lo so» riflettè

«Oppure potrebbero arrestarci»

«Perché dovrebbero?» chiese coprendosi le spalle con una coperta di lana color panna.

«Perchè in soffitta nascondiamo un prezioso dipinto di Monet e non l'abbiamo mai restituito»

«Mamma non abbiamo la soffitta»

«Nemmeno un Monet, anche se farebbe scena nella nostra minicasa. Insomma il concetto è: non puoi essere già così in ansia, manca ancora un sacco di tempo a Natale e non caricare di importanza quel giorno, è solo un pranzo. Hai presente? Primo, secondo, dolce, forchette, bicchieri, spumante troppo dolce...»

«Non c'è il contorno? Non abbiamo pensato a un contorno? Ci sono: il primo, il secondo, il dolce e niente contorno?».

Margherita alzò gli occhi al cielo, poi sorrise alla figlia diciannovenne, le accarezzò una guancia e andò a preparare la colazione: caffè e biscotti.

Sofi, la figlia studentessa al primo anno di Storia dell'Arte all'Università non era mai stata ossessionata dal Natale, anzi cercava di schivarlo, lo festeggiava solo per accontentare la madre. Fino a quell'anno il suo interesse riguardo al 25 dicembre si riassumeva nell'addobbare l'albero di Natale, nello scartare i regali davanti all'albero di Natale e nel mangiare il Pandoro a colazione, a pranzo e a cena per i giorni a seguire, affianco all'albero di Natale, visto che il loro appartamento era quasi tutto lì. Il periodo Natalizio prevedeva giusto quelle azioni da manuale da quando il padre se n'era andato di casa, una vigilia di qualche anno prima.

Da quel giorno fu come se l'atmosfera delle feste si fosse stinta, addobbare l'albero pareva una fatica inutile e il gusto del Pandoro sembrava meno dolce. Figurarsi il Panettone con l'uvetta e i canditi.


«Il caffè è pronto!» urlò alla figlia chiusa in bagno.

«Tra un secondo esco. Finisco di scrivere un messaggio».

Cosa si scriveranno alle 8 di mattina... disse tra sé la madre. «Che può essere successo da ieri sera a stamattina?» le urlò.

«Mamma, l'amore non ha orari, non deve accadere per forza qualcosa per scriversi».

Margherita baciò Sofi sulla punta del naso: «Ci vediamo più tardi, preparati qualcosa per pranzo. E pensa anche alla cena»

«Stasera esco con lui».

Margherita alzò gli occhi al cielo, le toccava la pizza surgelata anche quella sera. Era la figlia quella brava a cucinare. Lei era quella brava a mandare avanti la famiglia, anzi la loro mini famiglia.


«Mamma è Natale ormai!»

«Oddio Sofi mancano ancora otto giorni. Otto lunghissimi giorni».

La figlia si sedette sul letto e si coprì le spalle con la coperta di lana color panna: «In pratica è dopodomani».

«A che ora sei rientrata stanotte? Non ti ho sentito aprire la porta».

«Avevi la testa sotto al cuscino, ci credo».

«Mmh, è la tv dei vicini, quei due vecchi si dimenticano di spegnerla alla notte. Se ne rendono conto alle sei di mattina, quando lui si sveglia per fare la pipì».

«Mio Dio sai i suoi orari, sei una stalker»

«Sofi, il suo bagno confina con la mia camera da letto, non vorrei sapere gli orari dei suoi passaggi, ma è inevitabile, perché quando tira lo sciacquone è come se una cascata si liberasse sopra la mia testa e a volte, se fuori c'è silenzio assoluto, sento anche lo scroscio della sua...»

«Ok basta, ho capito. Dobbiamo trasferirci nella villa in fondo alla via»

«Sarebbe carino sì. La contessa lo sa? Oppure è morta e per qualche strano caso del destino tu sei l'unica erede?»

«A Natale dobbiamo andare lì, è grande, ci sono un sacco di stanze, magari la Contessa non si accorgerà nemmeno della nostra presenza. O la rinchiudiamo da qualche parte, in soffitta, lei ne avrà una immagino. Ieri sono stata da GianAmedeo, loro vivono praticamente in un museo, hanno dieci stanze, il loro albero di Natale è più grande della nostra cucina».

«Io ancora mi chiedo come fai a stare insieme con uno che si chiama GianAmedeo. Capisco “Gian”, accetterei con riluttanza un “Amedeo” ma...»

«Mamma loro verranno qui e noi a mala pena ci muoviamo attorno all'albero di Natale».

«Ti ricordi che sei stata tu a invitare lui e i suoi genitori per il pranzo? Io ti dicevo che non era il caso, che non sarebbe stata una buona idea...».

«La villa in fondo alla via costa unmilionesettecentonovantamila euro, mi sono informata, è in vendita»

«Allora cambia tutto. Se tra otto... anzi sette giorni così facciamo il trasloco con calma, riesci a recuperare unmilionesettecentoottantasettemila euro direi che possiamo fare i bagagli».

Sofi si sdraiò vicino alla madre e l'abbraccò infilando la testa sotto al cuscino. Il vicino era tornato in bagno.


«Mamma svegliati, è Natale»

«Quanti giorni mancano?»

«Quattro, praticamente stanno per suonare alla porta»

«Non suonerebbero, si farebbero annunciare dal loro ciambellano portatile».

«Dobbiamo cambiare religione, dire che non festeggiamo il Natale e che ci siamo sbagliate. Gli dico che c'è venuta una specie di conversione improvvisa».

«Ormai abbiamo fatto quel cavolo di albero, ma ok, scegli una religione a caso e lasciami dormire altri dieci minuti»

«L'unica alternativa è lasciarlo. E tornarci insieme il 26, anzi il 28, per non fargli credere che sia un piano subdolo per evitare il pranzo»

«Secondo me stai esagerando, è un pranzo, è solo un pranzo, la sala-cucina è talmente piccola che a un certo punto mancherà l'ossigeno e se ne andranno via per forza se non vorranno svenire. Scusa, mi fugge, perché non andiamo noi da loro? Anzi, perché non vai tu?»

«Non ti lascio sola a Natale, mamma. E poi quando l'ho invitato mi aspettavo un ovvio -Venite voi-

e invece GianAmedeo ha risposto solo: ok, perchè no? Sarà diverso dagli altri anni»

«Decisamente diverso».


24 dicembre. Incomprensibile silenzio in casa. Margherita controllò l'ora sul telefono: le 8.37 e delle paranoie mattutine di sua figlia nemmeno l'ombra. La donna decise di alzarsi e di verificare che Sofi non fosse scappata con qualche setta per sfuggire al pranzo di Natale.

«È il 24 dicembre, te lo devo ricordare io? Domani c'è il pranzo con la famiglia di GianAmedeo, la nostra casa è troppo piccola, io non so cucinare, le posate sono tutte diverse manca una sedia...»

«Grazie mamma per avermelo ricordato, ma c'è una novità» la interruppe, con gli occhi gonfi e le guance umide. Margherita comprese subito che la figlia stava soffocando le lacrime e i singhiozzi nel cuscino per non svegliarla o per timore di affrontare la realtà.

Le accarezzò una guancia per asciugarle una lacrima, ma non chiese nulla, aspettò che Sofi prendesse forza.

Si erano lasciati, lei lo aveva lasciato. O forse lui aveva lasciato lei. Il fatto era che alla sera prima GianAmedeo le aveva comunicato che per Natale sarebbe partito con i suoi, sarebbero andati tutti a Dubai. Non poteva non andare, anzi in realtà avrebbe potuto rimanere a casa: ma a fare cosa? Solo per il pranzo del 25? E poi?

Margherita decise di astenersi dal commentare.

«Da un mese io mi angoscio per il pranzo e lui se ne va a Dubai? Mi ha detto che la mamma si era dimenticata del nostro pranzo, ma che si farà più avanti, dopo le feste. Tornano il 10 gennaio! Il 10!»

«Lo sai che non verranno mai». Aveva deciso di commentare.

Sofi parve non ascoltare quella che pareva essere una sentenza definitiva. Sospirò a fondo e singhiozzò.

«E perchè non mi ha chiesto di andare?»

La mamma alzò le spalle, non conosceva la risposta o forse sì. Aveva un po' di dubbi e di perplessità che fino a quel momento aveva taciuto: quel ragazzo non la amava, o forse era troppo giovane per impegnarsi e probabilmente i suoi genitori cercavano di allontanarlo dalla figlia di una commessa. Anzi non la consideravano proprio come la fidanzatina del figlio e di sicuro non avevano nemmeno mai davvero valutato l'invito a pranzo.

Era di certo sollevata di non avere quegli ospiti a Natale, ma amareggiata nel vedere la sua figlia più piccola soffire così per uno con quel nome.

«Sofi sei così giovane, non va quasi mai bene la prima volta col primo ragazzo, facciamo finta che sono tutte prove per trovare l'amore vero, quello proprio vero. Magari non sarà nemmeno il prossimo ragazzo e già lo odio se ti farà soffrire. Magari lo allontanerai tu, che dici?»

«Ma perchè non mi ha chiesto di andare con lui?»

Domandone da un milione di dollari.

«Non ci pensare, probabilmente non sarebbero venuti a pranzo qui lo stesso o forse vi sareste lasciati per capodanno, non lo so»

«Gli uomini fanno tutti schifo. E quando dico tutti intendo anche il papà. Anche lui se ne è andato a Natale, ma che hanno tutti?»

«Certo andarsene con la babysitter a Natale non è stata proprio una mossa di classe. Peccato, credevo fosse una persona diversa, di famiglia, mi fidavo»

«Stai parlando di...»

«Della babysitter, tuo papà è uno stronzo, ma lei è stata una vera delusione! Le facevo anche lo sconto in negozio, si comprava certi completini da zozzona, poi ho capito con chi li usava...»

«Mamma, sono già abbastanza depressa. E' Natale, il mio ragazzo, ex ragazzo, se ne va a Dubai, abbiamo un sacco di cibo in frigo per niente e... »

«Scusa. Sofi a Natale è tutto amplificato, le emozioni, i sentimenti, ci si sente più euforici, più esasperati, più frenetici e anche più disperati. Ci sono le lucine in giro che non fanno altro che che ricordarci quanto sia più complicato cercare di essere felici. Le luci illuminano meglio le miserie dei disperati, ecco cosa fanno. Ma sai che ti dico? Babbo Natale ti farà una sorpresa»

«Me l'ha già fatta mi pare.Vorrei la neve. Qui non nevica mai. Non nevica mai! Ci mancava solo il cambiamento climatico!».

E scoppiò di nuovo a piangere.


Era notte, Sofi si era rimessa a letto dopo aver passato tutta la giornata a fissare il cellulare a vuoto e presidiare la finestra che dava sull'entrata del condominio. Sperava di vederlo arrivare, sperava avesse cambiato idea.

Margherita senza fare rumore uscì di casa.

Alla mattina la figlia si svegliò inspirando un dolcissimo profumo di cioccolata, ma anche di biscotti cotti al forno. Non poteva essere casa sua.


Quando a piedi nudi varcò la soglia della sala-cucina vide che il pavimento era completamente coperto di tulle bianco con i brillantini. Strizzò gli occhi. Che cos'era? «Mamma?» fu l'unica parola sensata che le uscì.

«Amore! Ben svegliata, hai visto la neve?»

«Hai rubato il tulle dalla vetrina del negozio?»

Primo sorriso.

«Sì sì, ma tanto la titolare rientra il 30, non se ne accorgerà, rimetterò tutto a posto domani, l'ho solo preso in prestito»

Sofi venne distratta da un insolito rumore di pentole.

«Chi c'è dietro all'albero di Natale?»

Si affacciò e vide la nonna intenta a spadellare. Aspettava la nipote con un sorriso immenso stampato in faccia e dietro di lei c'era il nonno seduto di spalle su uno sgabello portato da casa, che tagliava fettine di pane per metterci sopra il salmone affumicato; e nonostante l'uomo non ci sentisse niente aveva già gli occhi lucidi.

Secondo sorriso.

Era tutto pronto, era ora di mettersi a tavola. Alla fine camminare sul tulle si era rivelato un po' più complicato del previsto: il nonno aveva rischiato di inciampare tre volte, quindi si era seduto a tavola e da lì non si era più mosso. La nonna si era tolta le scarpe perchè il tacco le si era incastrato già cinque volte. Le avevano prestato le pantofole a forma di unicorno, ma non è che queste le facilitassero i movimenti.

Suonò il campanello. Chi poteva essere?

«Chi eeeeè?!» urlò il nonno sistemandosi l'apparecchio.

«Vai ad aprire tu Sofi»

In effetti il primo pensiero fu per GianAmedeo. Pensò che fosse lui alla porta, che avesse deciso di non partire e di raggiungerla per pranzo, fregandose di Dubai e di tutti.

«No! Ma non eri in montagna?»

«C'è più neve qui mi sembra. Ho saputo che si erano liberati dei posti e sinceramente preferisco restare con voi a Natale. La montagna non si sposta mica»

Terzo sorriso, un po' amaro, ma fu seguito da un abbraccio dolcissimo con la sorella maggiore.

«Grazie mamma, come hai fatto a reclutare tutti?».

La mamma alzò le braccia e disse solo: magia del Natale...?

Fuori aveva preso un poco a nevicare, ma niente a che vedere con la distesa di tulle bianco preso in prestito dal negozio di intimo in cui si impigliavano i piedi delle persone a cui Sofi teneva di più.



📸Instagram: barbara.raymondi

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