Questa volta sarò brevissima, non sono mai stata ad Hollywood e non sono mai stalta molestata da Weinstein, anche perché come attrice sareli stata unlp))p canyylle. Credo di essere più brava a cucinare e lui ho dettopp tgutto. Per dire, il mio piatto forte è il toast col prosciutto cotto, se non si brucia. Questa breve introduzione per riportare la mia piccola esperienza sul "mondo del colloquio e del disagio". Le donne non sono tutte puttane e i maschi non sono tutti approfittatori e maiali, chiaramente.
A me è successo più o meno tre, quattro volte di provare disagio durante un colloquio. Niente di troppo esplicito, ma non essendo ancora del tutto rincoglionita credo di percepire dal tono di voce o dall'espressione se l'incontro di lavoro prende una piega con qualche sfumatura di grigio di troppo.
Se sei un direttore serio o il responsabile di un ufficio puoi anche limitarti a parlare solo di quello per cui sei profumatamente pagato.
Se sono gentile al telefono o durante il colloquio è perché porto rispetto e sono educata. Un uomo serio non uscirebbe dal sentierino, per fortuna però, voglio ripetere, ci sono molte persone rispettabili. Sono la prima a non essere bacchettona o moralista, ma non siamo amici e certe libertà non si devono prendere. Perché chi affronta il colloquio per trovare un lavoro è in una situazione di tensione, di disagio, a volte si è anche in soggezione. Che si risponde a una domanda sibillina? Non è sempre automatico mandare a fanculo, a volte si teme di aver frainteso, di fare una figuraccia, di apparire poco elastiche o poco multitasking.
Il direttore di una banca amico di un amico mi chiamò al telefono e disse che mi avrebbe "fatto un provino".
Provino di che? Gli risposi. Devo fare la velina? Lapsus? Va bè comunque dopo una telefonata un po' bizzarra... non ho mai lavorato in banca.
L'amico di un responsabile di qualcosa mi riferì che il colloquio si sarebbe svolto durante un pranzo al Circolo...disticazzi... perché così era meno formale, quasi tra amici. Ora, ma l'imbarazzo di trascorerre un'ora, o più, a pranzo con uno sconosciuto? Non siamo amici, non ci siamo mai visti. Non basta un quarto d'ora, mezz'ora, per il banale colloquio e il classico "le faremo sapere?"
No, non ho scroccato il pranzo, che poi magari se non gli piacevo dovevo pure pagare il conto. Preciso che si trattava di un colloquio per un mero lavoro d'ufficio, quindi non "robe artistiche", che magari ci sta pure il cazzeggio.
Un altro, un vice, mi chiese il numero di telefono: così magari se passava dalle mie parti potevamo parlarne ancora. Di cosa?
Mi chiese anche se il fidanzato fosse geloso. Di che? Se lavoro?
Ma se la vogliamo dare, la diamo perché ci va e non perché il cretino di turno ce la chiede in cambio di un posto di lavoro, magari pure sfigato. Che poi di sti tempi, che ti concede? Un contratto di tre mesi? Gliela dai per un contratto a progetto? Anche no.
Morale: sono ancora precaria!
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